A Cefalù la conferenza “Il restauro delle Nozze di Cana di Jacopo Tintoretto in Santa Maria della Salute di Venezia: indagini, progetto, risultati”

Si svolgerà martedì 30 luglio 2019, alle 19.00, presso la chiesa di Maria SS. della Catena, a Porta Terra, la conferenza “Il restauro delle Nozze di Cana di Jacopo Tintoretto in Santa Maria della Salute di Venezia: indagini, progetto, risultati”, relatrici Valentina Piovan, restauratrice, e Stefania Randazzo, storica dell’arte. L’evento, particolarmente interessante, è organizzato dalla sede locale dell’Archeoclub d’Italia con il patrocinio della Diocesi di Cefalù. Gli esiti di questo importante restauro sono stati presentati lo scorso mese di novembre a Venezia, al Palazzo Ducale, nell’ambito delle giornate di studio – dedicate all’artista nel cinquecentesimo anniversario della nascita – dal titolo: “Nell’anno di Tintoretto. Riflessioni – Ricerche – Restauri”, promosse dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna e in collaborazione con l’Archivio di Stato di Venezia, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, la Fondazione Musei Civici di Venezia, la Scuola Grande di San Rocco e con il sostegno dell’Associazione americana non profit Save Venice Inc.

La conferenza di Valentina Piovan e di Stefania Randazzo sarà incentrata sull’intervento di restauro del grande telero delle Nozze di Cana – della Sacrestia Nuova di Santa Maria della Salute – di Jacopo Robusti, detto “il Tintoretto”; avviato nel maggio 2016 e concluso nel novembre del 2017, il restauro si è dimostrato un’eccezionale occasione di conoscenza e approfondimento di un’opera celebre già dalla storiografia del tempo, ma negli ultimi anni poco indagata per la disomogeneità nella qualità della sua pittura, che ha fatto supporre una massiccia presenza della bottega. La ricerca sulla storia conservativa, il restauro e il prezioso apporto scientifico della diagnostica, intesi come differenti aspetti di un unico processo di conoscenza, hanno permesso di confermare degli elementi fino a quel momento non dimostrati con evidenza scientifica riguardanti il problema della forma e la resa pittorica, che in alcune parti si presentava tanto scabra e disomogenea da far ipotizzare una massiccia presenza di aiuti, se non la “non autografia” dell’opera.

Grazie all’intuizione del restauratore, e al conseguente utilizzo puntuale delle tecniche diagnostiche, sono emerse le motivazioni tecniche che spiegano gli esiti estetico-conservativi del telero. Le analisi stratigrafiche condotte nell’ambito dell’attività diagnostica finalizzate ad acquisire informazioni sui materiali costitutivi originali e/o sovrammessi alla materia pittorica, eseguiti su alcuni micro campioni, hanno svelato particolari inediti sulla tecnica. L’identificazione dei pigmenti ha permesso di ricostruire l’originaria cromia del dipinto. Grazie all’ausilio delle indagini non invasive sono state individuate delle figure sottostanti che permettono di ricostruire la vita del dipinto e delle sue versioni autografe – almeno due – la prima delle quali riconoscibile in una delle numerose copie dell’opera rintracciate durante il lungo e accurato studio precedente all’intervento.

La conferenza, attraverso le immagini e l’esperienza delle protagoniste, racconterà questo lungo e interessantissimo processo di approfondimento della conoscenza dell’opera, dal progetto, alla realizzazione, ai risultati.

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