Stagione turistica madonita, Don Amato: “L’elefante ha partorito un misero topolino”

Don Giuseppe Amato, il sacerdote che Mons. Marciante ha voluto alla guida del Servizio Pastorale Sociale e del Lavoro, affida a un post su Facebook le sue considerazioni generali sulle ricadute occupazionali dei flussi turistici della stagione estiva appena trascorsa.

La prima considerazione che Don Giuseppe Amato pone all’attenzione dei lettori è la necessità di guardare al territorio Madonita nella sua interezza e, di conseguenza, dislocare i flussi turistici nelle aree interne, per permettere che paesi meno noti rispetto a quelli della costa possano essere visitati e si possa creare un indotto tale da incentivare le amministrazioni e i privati a investire e a creare le condizioni per un rilancio culturale e occupazionale.

È proprio qui che arriva la critica alla politica che non presta la giusta attenzione all’emergenza ormai inarrestabile della viabilità e, nello stesso tempo, agli operatori del settore turistico di privilegiare mete che sono già di per sé attrattive a scapito del nostro territorio.

Si legge anche tra le righe la considerazione che le ricadute occupazionali sono minime e incentivano il precariato di lavoratori stagionali. Per di più gli occupati sono persone di età medio adulta a scapito dei giovani che, diversamente, durante la stagione estiva, vanno a lavorare fuori dal nostro territorio nelle strutture delle più rinomate mete turistiche italiane ed estere.

Don Giuseppe definisce le numerose presenze della scorsa stagione estiva come la possibilità che i privati hanno avuto per aumentare giustamente il loro profitto con una offerta globalizzata, ma ciò a scapito delle peculiarità dei nostri piccoli centri.

Non senza una punta di sarcasmo, il Responsabile del Servizio di Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Cefalù definisce i successi della stagione appena conclusa come un grande elefante che ha partorito un misero topolino.

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