2 novembre, la morte ci imbarazza: una riflessione di Severgnini

La morte ci imbarazza. Noi italiani non sappiamo accettarla come gli indiani o gli arabi; non sappiamo ricordarla come gli ebrei; non riusciamo a scherzarci sopra come gli inglesi; non abbiamo imparato a esorcizzarla come gli americani (pensate a Halloween, che gli USA hanno esportato nel mondo come una festa per bambini). Noi italiani trattiamo la morte con un timore superstizioso, e usiamo la tattica dello struzzo. Di morte non vogliamo sentir parlare, e non sappiamo parlare a chi se l’e’ trovata di fianco.

I morti altrui non ci interessano. I nostri morti – anche in questi giorni, che a loro sono dedicati – sono quasi sempre figure lontane. Ai bambini ne parliamo poco, quasi fossero fantasmi in grado di turbarne i sogni.

Che una nazione cattolica si comporti in questo modo sarebbe ironico, se non fosse deprimente. Non è sempre stato così, naturalmente. Nelle nostre campagne, così come c’era posto per i vecchi, c’era spazio per i morti: c’erano fotografie, aneddoti e ricordi, e sublimazioni gastronomiche, più dolci che macabre, come i biscotti (durissimi) che a Crema, ancora oggi, chiamiamo «le ossa dei morti».

Restava, e resta, il problema dei cimiteri. Non occorre essere Ugo Foscolo per capire che la nostra fissazione monumentale è angosciosa, mentre i cimiteri anglosassoni – verdi e lindi – sono, se non allegri, rassicuranti. Ricordo lo stupore quando, arrivato da poco a Londra, vedevo gli inglesi che portavano tè e biscotti tra le croci, in luoghi come Kew o Hampstead. Mi sembrava una mancanza di rispetto. Poi ho capito: la mancanza era mia. Il loro era rispetto.

Puo’ cambiare, questa nostra nazione adolescente, che vuole distrarsi molto e pensare poco? Forse si’, ma prima deve capire che i morti non vogliono spaventarci, ma possono consolarci. Certamente dobbiamo ricordare che la nostra storia personale, come la nostra storia nazionale, e’ fatta da chi c’era, da chi c’e’ e da chi ci sarà. Muoiono davvero solo coloro che dimentichiamo. Gli altri sono qui, e sono in grado di darci silenziosamente una mano, anche (ma non solo) il 2 novembre. Che magari non e’ un giorno di festa. Ma certamente non e’ un giorno di lutto.

 

Beppe Severgnini (26 dicembre 1956), è un giornalista, saggista, umorista, opinionista, blogger, accademico e conduttore televisivo italiano. Firma de il Giornale di Indro Montanelli, del Corriere della Sera, dell’International New York Times, è inoltre autore di diversi saggi e creatore del forum Italians.

 

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