Coronavirus Unipa, lauree online per giurisprudenza: cronaca di una proclamazione in streaming

Coronavirus e lauree online tra problemi tecnici ed emozioni a tutti i costi: “Signor Arcara, mi sente?”

L’emergenza coronavirus stravolge tutte le nostre abitudini, anche il mondo universitario ha dovuto adeguarsi : Alessandro si laurea  “online” in giurisprudenza  – così come previsto dal decreto 773 di unipa (Università degli studi di Palermo) –  tra le facciate incomplete di Montemaggiore.
Sorride, tra le facciate mai finite della sua strada a Montemaggiore Belsito.
Alessandro, nella giornata di ieri, si è laureato in giurisprudenza in questo atipico marzo 2020, che ci costringe chiusi in casa per cause di forza maggiore.
Il susseguirsi di decreti lo ha spinto sempre più spalle al muro della sua casa, nulla a che vedere con l’aula magna della facoltà di Giurisprudenza di Palermo, proprio quella che sa di sfida e coraggio, che fu di Falcone e Borsellino e a seguire di tutti i colleghi per i quali Alessandro era presente ad applaudire in attesa del suo giorno, del suo momento.

Ma cosa significa laurearsi online?

“è stato come parlare con tua sorella che vive lontano – sdrammatizza Alessandro – stranissimo, ma non per questo è mancata l’ansia, si manifestava solo per ragioni diverse, come il timore della connessione scadente o i microfoni mal funzionanti”.
Con il decreto 773 firmato dal rettore dell’Università di Palermo infatti – per limitare il diffondersi del coronavirus – tutte le lauree della sessione straordinaria di questo mese si svolgeranno online, con il supporto delle tecnologie.
“L’esperienza è stata caotica, c’era la possibilità di far accedere chiunque sulla piattaforma Microsoft Teams per assistere, nel mio turno eravamo otto candidati, tutti con i rispettivi sostenitori in collegamento. Appena connessi si sentivano i commenti di sottofondo dei genitori chiaramente presenti in casa, stupiti e forse interdetti, per quello che stava succedendo. Poi abbiamo staccato audio e video, in attesa che toccasse a noi discutere…”

Ciascun candidato, prima di esporre la propria tesi, legge una dichiarazione in cui accetta di svolgere la discussione online, assicura di non usare alcuno strumento d’ausilio e che nel locale non siano presenti supporti di alcun genere.

“Ho parlato per un minuto e trenta finché la connessione non si è interrotta – adesso lo racconta con serenità – così, senza farmi prendere dalla confusione, ho riattivato la chiamata e sono riuscito a proseguire per altri quaranta secondi, prima di un secondo collasso. A quel punto sono stato raggiunto telefonicamente dalla presidente della commissione di laurea, nonché mia relatrice e abbiamo concluso la discussione tramite una videochiamata Whatsapp”.
“Signor Arcara, mi sente? Abbiamo avuto problemi tecnici, ma siamo qui, procediamo”. La voce rassicurante della prof nell’agitazione generale che era a quel punto palpabile, annuncia a breve il momento della proclamazione. La commissione ha chiuso i propri microfoni dopo aver ascoltato i primi otto esporre, esattamente come sarebbe avvenuto in una cerimonia tipica, si sono ritirati per concordare la votazione finale, quindi i neolaureati sono stati proclamati: “Quando è stata recitata la formula ufficiale non ho tollerato il silenzio intorno a me, così ho fatto scattare un applauso solitario, ma la professoressa Lorello ha risposto prontamente applaudendo anche lei e regalandomi un momento commovente proprio per la sua straordinarietà”.

Nelle parole di Alessandro c’è la consapevolezza di non potersi abbandonare alla tristezza di quello che si è perso, ma di accettare con gioia quanto comunque si è riuscito ad avere: “Ma ve lo sareste immaginato tutto questo? I miei genitori non avevano mai assistito a una laurea, sono il primo in famiglia, e da tempo si preparavano per tutti quei dettagli che competevano loro, come i dolci e il prosecco, ma anche l’ansia di non riuscire a trovare l’aula di Via Maqueda”. Quindi sorride, rallegrato dalla conquista personale che è costata sacrifici e impegno e grato per la capacità della sua famiglia di stargli accanto, nonostante anche a loro fosse stato rubato qualcosa. Sorride e urla, come sa fare, per ritagliarsi un momento di gloria in questi giorni di spettrale silenzio.

Il signor Arcara sente benissimo.

Sofia D’arrigo

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