Informazione in vendita: anche i marchettari si preparano alla fase 2

Frasi sibilline con cui intendono ‘mascariare’ l’altrui operato e reticenza a geometria variabile

Non hanno ancora finito di sperticarsi in complimenti o difese oltranziste per questa o quella struttura, per soluzioni ibride o senza compromessi.
Certi ‘opinionisti’ di cui nessuno ha mai chiesto l’opinione, o ‘professionisti’ dell’informazione un tanto al chilo perché magari risultano iscritti in un qualche albo, con ancora indosso le vesti stracciatesi per difendere l’ultimo tizio che gli aveva lanciato un osso, hanno già cambiato padrone e, per converso cambiato bersaglio dei loro latrati.
Tra questi c’è pure chi la propria (dis)informazione ha deciso di esportarla dalla provincia al capoluogo. E probabilmente colgono l’occasione per ingraziarsi ancora di più il padrone del momento vantando il blasone o la diffusione del portale che ospita le loro verità parziali. Glissando, come da par loro, sulla risicatissima visibilità che gli offrono, o sul fatto che, pur di ‘vendere’ l’ennesima marchetta, devono chiedere permessi ed autorizzazioni a destra e manca.
Gente che nel curriculum può vantare centinaia di ‘disinteressatissimi’ articoli sbattuti in prima pagina per questa o quella fondazione, per questo ma non per quell’altro albergatore. Fieri giustizialisti contro alcuni, glissano sugli sfondoni e le incapacità di altri. La loro posizione – genuinamente subordinata – non gli permette equidistanza.

Come accade anche adesso, alcuni, ostracizzati dall’informazione locale, hanno trovato altri lidi e nonostante gli riservino lo spazio di un riempitivo, di un trafiletto, continuano a veicolare la voce del padrone. I soggetti in questione, abituati a vivere di informazione o ‘giornalismo’ interessato e che liscia il pelo dalla parte giusta al padrone, conoscono fin troppo bene le regole della manciugghia e del quarto potere dei poveri.
Attaccano questo o quell’amministratore e, intanto, sottotraccia, propongono – come merce di scambio – qualche loro soluzione economica o professionale. Da perfetti mercenari sanno scambiarsi bene di ruolo fra cani da guardia dell’informazione e ricattatori.
Altri lo fanno semplicemente per sentirsi vivi o per coprire spese vive. Attacca u sceccu unni voli u patruni.

Intrecci di interessi tanto palesi quanto negati anche a sé stessi. Scrivono dell’albergatore A – con cui hanno altri e robusti rapporti economici in essere – ma non chiedono di B. Si preoccupano delle sorti di una categoria ma se ne fottono di quell’altra. Senza sordi u parrinu un canta a missa.

Fanno politica ma lo negano, difendono il partito ma si definiscono liberi, dicono tutto e il contrario di tutto ma si professano imparziali. Fanno patetici comizi degni del mercato del pesce ma credono di non avere influito negativamente su nessuna elezione.

Gente che prova a costruirsi una carriera attaccandosi medagliette di decine di associazioni, tentando ‘scalate’ di enti e fondazioni, magari a danno degli stessi addetti stampa che, ingenuamente, gli passano i comunicati.

Come parassiti, entrano con la sordina in ogni associazione, rete o gruppo di persone che apre loro le porte. Adagio appunto, ma almeno all’inizio si fanno in quattro e ostentano disinteresse – lo fanno per il bene comune – per poi tentare di appropriarsi di tutto,  cercare subiti guadagni. Da consumati usurpatori tentano di mettere alla porta chi l’aveva aperta a loro e se non ci riescono allora fanno quel che gli riesce meglio, muoversi dietro le quinte. E’ da quella posizione che come sanguisuga drenano denaro, intrecciano interessi all’oscuro degli altri e negano anche quando li trovi con le dita nella marmellata.

Camaleonti prezzolati che hanno girato tutto l’arco costituzionale, nascono di destra e muoiono di sinistra. O viceversa.
Millantano amicizie, alcuni di loro anche internazionali, si sentono cosmopoliti ma vivono di gossip e di una strada lastricata di bava.
Se il parafrasato quanto decontestualizzato passo dell’Antico Testamento – libro di Siracide – che tanti adesso sono soliti usare afferma, ‘che uccide più la penna che la spada’ forse è il caso di riprendere l’originale ovvero: “la spada uccide tante persone, ma ne uccide più la lingua che la spada“. Specie se la lingua è posta tra le terga del padrone e a farne le spese è l’informazione libera.
Scribacchini e pennivendoli che trovano la loro cifra esistenziale nell’attacco ad personam e nel pontificare su tutto lo scibile umano con invidiabile sicumera.
Certo, si sa, a scrivere le cose come stanno, spesso, non si fa il tanto agognato scrusciu di cui queste persone sembrano essere assetati e bisognosi.
Prigionieri della loro stessa mediocrità, non si rendono conto di avere barattato la loro dignità per un click, per un osso, per una consulenza o per una candidatura.
Pavidi parassiti che spesso, tendono imboscate e tranelli su commissione.
Non collaborano con chi amministra- talmente tengono al tanto sbandierato bene comune – ma attendono che sbagli o mettono in scena tentativi di discredito e depistaggio.

Alcuni di loro hanno imparato, negli anni a fare le vittime dopo avere provocato oppure a tentare di rigirare azioni giudiziarie mosse contro di loro e che comprometterebbero la loro credibilità professionale, facendo penosi libri, diari o quaderni che di originale avevano solo faccia tosta di chi li metteva in scena. Anche in quel caso, tutto senza contraddittorio. Pugnalatori seriali, attaccano alle spalle e senza avvertire, come dei novelli Bruto, tentano ciclicamente le Idi di Marzo ma senza riuscirvi.
Infine, vili tra i vili, godono delle disgrazie altrui. Probabilmente è l’unica gioia che  questo scontro potrà mai dargli.  Costoro, perdono il pelo ma non il vizio, e nonostante l’età – almeno di alcuni di loro – dovrebbe portarli a più miti consigli.
Fallimenti e tradimenti sono il loro marchio di fabbrica. Intenti sistematicamente a congiurare per un pugno di dollari, e dediti a fare – volontariamente – i conti senza l’oste. Probabilmente appartengono a quella schiera di persone che ritengono che ogni fallimento è un passo avanti verso il successo. Loro – eccezione che conferma la regola – sono troppo pieni di vanagloria per rendersene conto e continuano ad attaccare a testa bassa, su commissione.

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