Cefalù ‘crolla il Bastione’,indagini della GdF: il comune sospende la concessione

Dalle indagini della GdF sarebbero emerse diverse fattispecie di rilevanza penale

Una bomba si abbatte sulla galassia di associazioni che – ipso facto – fanno capo al ristorante ‘Bastione & Costanza‘ di Cefalù.
Dalle indagini della Guardia di Finanza, sarebbero “emerse fattispecie di rilevanza penale, da cui affioravano
meccanismi fraudolenti posti in essere per l’ottenimento del finanziamento del progetto concesso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri;  che era stato accertato un utilizzo difforme della struttura, non essendo state realizzate le attività socio-culturali inserite nel progetto finanziato, essendo, fra l’altro, stata intrapresa l’unica attività di pizzeria/ristorante, a chiaro scopo di lucro“.

A questo si aggiungerebbe il mancato rispetto degli obblighi contrattuali verso il comune di Cefalù

Un’ATS alla base dell’accordo cui, come detto, hanno fatto parte a vario titolo una galassia di associazioni, che poi in gran parte si sarebbero defilate,  e che vedeva come capofila l’associazione “Fuori Orario” presieduta da Marco Cicio, succeduto a Nicolò Pizzillo.
“Nel 2016, venne parzialmente concesso in uso – riporta l’ordinanza -, ai sensi dell’art. 57 bis del D. Lgs. N. 42/2004, all’Associazione Culturale Fuori Orario, in qualità di capofila dell’ATS, costituita con l’Associazione Culturale “Nave dei Folli”, l’Associazione Culturale Musicale “Città di Cefalù” e la ditta individuale “Lulù Pub”.

Al Marco Cicio, nelle sua qualità di rappresentante dell’ATS, è stato contestato l’utilizzo difforme dell’immobile concesso in uso, in particolare della corte centrale dell’edificio (Open Space), illegittimamente destinata
ad area di somministrazione e del “Cafè letterario”, quest’ultimo destinato all’accoglienza dei fruitori della struttura, nonché, infine, la circostanza che la SCIA fosse di tipologia “A” e, quindi, aperta a tutti, contrariamente alla destinazione dell’edificio.
La SCIA, invece era stata consegnata il 25/5/2018 da Di Pollina Pasquale, titolare della Ditta individuale “Lulu Pub”.

A fine luglio dello scorso anno, il Cicio avrebbe risposto  presentando delle contro deduzioni ed evidenziando che l’area denominata “Open Space” deve intendersi sia nella disponibilità del comune che anche dell’ATS, però chiedendo un’eventuale integrazione e/o specificazione del contratto concessione, e che, relativamente al titolo per l’esercizio dell’attività commerciale avrebbe proceduto a mettersi in regola.

Il 3 Dicembre, il comune fa presente al Cicio che non era ancora pervenuta alcuna comunicazione di modifica, che in base regolamento comunale era prevista la totale assenza di finalità lucrative nell’utilizzazione e concessione dei beni demaniali e patrimonali. Quindi, la tal cosa, cozzava con la scia di tipologia “A”.
Il rappresentante dell’ATS, ancora una volta risponde e promette di presentare tutte le variazioni necessarie ma non arriverà nulla.
Il 13 Febbraio di quest’anno, il comune comunicava alla ditta Di Pollina Pasquale, l’avvio del procedimento di divieto  in quanto:
1.l‘attività dichiarata non inserisce l’esercizio congiunto alle attività di cui al progetto denominato “CeCK Point – Centro Cultura Kephaloidion”, previsto nel contratto di locazione del 12/12/2016 allegato alla stessa Scia, malgrado la precorsa corrispondenza di manifestato impegno a variare la tipologia dell’esercizio;
2. non rientra nell’attuale disponibilità di Codesta Ditta l’intera area di mq. 153,90 indicata
nella su richiamata Scia e segnata nella planimetria trasmessa, presupposto indispensabile per
l’esercizio dell’attività.

L’undici marzo, una nuova risposta, sempre più piccata da parte dell’ATS, secondo lo scrivente infatti: “la SCIA era divenuta definitiva e che l’eventuale suo annullamento d’ufficio avrebbe dovuto intervenire, ai sensi dell’art. 21 nonies della legge 241/1990, entro 18 mesi dalla sua efficacia e che, comunque, si sarebbe proceduto a presentare in tempi brevi la richiesta per la licenza ritenuta corretta per l’attività svolta all’interno dell’immobile di proprietà comunale concesso in uso”.

Alla luce di questo, e delle indagini dei militari delle Fiamme Gialle, il comune nel testo dell’ordinanza afferma che: “ha più volte contestato le gravi inadempienze degli obblighi assunti dall’Associazione Temporanea di Scopo, al suo legale rappresentante sig. Marco Cicio.
Lo stesso, dalla prima segnalazione risalente al 3 luglio 2019, si è semplicemente limitato a promettere che si sarebbe messo in regola eliminando le difformità riscontrate, ovverosia: l’uso difforme dei locali dalla destinazione ad essi conferita che, per la errata tipologia della SCIA richiesta di tipo “A”, consentiva indiscriminatamente a chiunque la somministrazione di alimenti e bevande in contrasto con le finalità del bene artistico, essendo destinato soltanto ad attività cultuali, formative, ricreative, sportive ed amatoriali e per convegni, congressi riunioni e mostre con assenza totale di finalità lucrative.”

Un documento corposo e pieno di gravi dettagli, quello dell’ufficio patrimonio del comune di Cefalù

L’ordinanza conclude così:” sospensione dell’efficacia della stessa al fine di verificare se ci sono margini per riportare il tutto entro il solco della legalità, con soddisfazione dell’interesse primario di perseguire le finalità di promozione e di valorizzazione del “Bastione”, attraverso l’accessibilità e la fruizione da parte della collettività, e la promozione dell’imprenditoria e dell’occupazione sociale giovanile”.
Parole che stridono con una risposta amministrativa – la sospensione per 60 gg – forse fin troppo tenue.
Sessanta giorni di sospensione, in pieno lockdown e a fronte delle “gravi trasgressioni”  che potrebbero esser state commesse – come la stessa scrivente le definisce-  e soprattutto visti i risultati investigativi della Guardia di Finanza, potrebbero peccare di eccessiva mitezza.

 

 

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