Sicilia, crolla l’industria turistica: i preoccupanti dati dell’Agenzia Nazionale

Senza gli stranieri il turismo siciliano con le spalle al muro

Gli stranieri non arrivano e probabilmente non arriveranno per tutto il 2020. La Sicilia turistica, orfana di questo enorme flusso, prova a lanciare nuove strategie per la ripresa. Anche a Cefalù,  storiche realtà turistico ricettive che hanno contribuito a fare della città all’ombra della Cattedrale una tra le mete più rinomate della Sicilia e in Italia, per quest’anno, preferiscono non aprire i battenti.

Segnali allarmanti

Se il patron del Costaverde, attraverso un video messaggio,  pochi giorni fa ha annunciato con dispiacere che quest’anno il villaggio turistico non aprirà le proprie porte ai clienti, evidentemente qualcosa non va.  E il rapporto Enit gli ha ‘dato ragione’.  Per l’agenzia nazionale del turismo, quest’anno anche gli italiani si muoveranno molto meno. L’Enit segnala per il ­2020 un calo solo su Palermo del 16,8% di turisti italiani e del 22,7% di turisti stranieri.
Per le città a chiara vocazione turistica – Cefalù, Taormina e le Eolie – il dato non può che essere ancora più amplificato e dunque più impattante sul territorio.

Coi soli ‘locali’ non ripartiranno mai i motori del turismo

Il covid19 – almeno in Sicilia – ha fatto la sua vittima d’eccellenza, appunto il turismo e il suo indotto. Il dramma degli albergatori di Taormina, Agrigento o Cefalù, avrà risvolti chiari quanto negativi anche su tutto il settore della ristorazione e dell’extra alberghiero. E’ innegabile. Riaperture graduali, convivenza col virus, regioni che si muovono in ordine sparso offrono agli imprenditori poche certezze e tanti dubbi. A quanto pare gli interventi della Regione Siciliana non sono sufficienti. Inoltre, anche quando arriverà la tanto attesa definitiva riapertura, la paura del virus giocherà comunque un ruolo cruciale in questa partita campale per l’economia isolana.

Gli imprenditori chiedono di andare oltre l’assistenza e “riprogrammare il futuro”

E dire che la Regione, per quanto ha potuto, ha sponsorizzato le vacanze in Sicilia anche omaggiando la copertura di parte dei costi che il turista avrebbe dovuto sostenere. Evidentemente serve di più. Tavoli di concertazione, idee chiare e ammortizzatori sociali.
Se centinaia di imprenditori vedono le loro aziende a rischio, a questi vanno aggiunte le migliaia di lavoratori che il settore e il suo indotto ogni anno assorbono. All’orizzonte dunque una crisi imprenditoriale e occupazionale.
Con gli stagionali “cornuti e mazziati” senza le 600 euro dell’INPS con la Naspi finita da mesi, decine di migliaia di famiglie sono a concreto rischio povertà, la bomba sociale è innescata, speriamo qualcuno riesca a intervenire in tempo e a non farla esplodere.

 

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