Diventerà Padanissima: continua la sceneggiata sulle deleghe ma l’ordinanza per la riapertura non arriva

Mentre continua la pantomima delle deleghe l’ordinanza latita

In silenzio si consuma il dramma (annunciato) di bar, lidi, ristoranti, barbieri, centri estetici, parrucchieri e quasi tutti i comparti produttivi isolani eccetto quelli non costretti al lockdown dalla pandemia covid. L’ordinanza non arriva e per oggi, non arriverà. La colpa è di Roma, dicono. “Le tabelle inail sembrano scritte da un ragioniere” dicono.

C’è chi, con un 7% comanda e toglie continuamente le castagne dal fuoco a Nelluccio

Se anche stavolta Musumeci uscirà indenne dall’ondata di dissenso generato dalla scelta di introdurre un membro della lega in seno alla giunta, lo dovrà agli scudocrociati ‘popolari e autonomisti’. Il partito che in tutta l’isola, nelle ultime consultazioni ha guadagnato il 7% (in coalizione col partito ‘idea Sicilia’) ma si pone continuamente come ago della bilancia e, anche questa volta, grazie a Pullara, toglie le castagne dal fuoco a Nelluccio, proponendo la delega all’identità siciliana proprio al presidente della regione. Scelta di buon senso quest’ultima, Nello sicuramente d’identità siciliana se ne intende, e soprattutto sa quanto i siciliani siano legati a carretti e cavalli: per ulteriori info googlare “Ambelia” e leggere quanto è stato speso per la tenuta sita – guarda caso – a Militello Val di Catania.
Per adeguare lo slang allo sbarco padano in quel di Palazzo d’Orleans, i democristiani hanno salvato la “cadrega” di Nelluccio.  I populisti (im)popolari col loro 7% si sono guadagnati ben due scranni all’interno della “Bellissima” giunta musumeciana, numeri che arrivano a 3 se si conta l’assessore Lagalla eletto nella stessa lista ma afferente alla  cordata ‘idea sicilia’.  Rumors affermerebbero che non corra buon sangue fra i Cuffariani e quelli di Idea Sicilia ma questa è un’altra storia.

Intanto la Sicilia che produce è ferma al palo

Mentre a Palazzo d’Orleans  ‘bocciano in blocco‘ le direttive romane – come se l’economia siciliana potesse permettersi bracci di ferro – e mentre si gioca fra metri e mascherine a suon di populismo “uno chef come farà a lavorare in cucina con la mascherina?” affermano fonti vicine al governatore, oppure  (se si applicassero le direttive romane ndr)”lo spazio per i ristoranti deve più che triplicare”, i siciliani non sanno più se prendere le misure del plexiglass o del cappio da legarsi al collo.
Come farà a lavorare uno chef con la mascherina? Intanto si faccia in modo che possa tornare ai fornelli della sua cucina, poi si fa sempre in tempo a rimediare a qualche stortura legislativa, viceversa se si continua a temporeggiare non gli occorrerà più né maschera né boccaglio.
La Sicilia che doveva deburocratizzare si è avvitata su sé stessa. Speriamo che la ‘potenza di fuoco’ messa in finanziaria non segua lo stesso destino fatto di vincoli, cavilli e scaricabarile.

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