Continua la barzelletta della mascherina: Italia divisa sul dpi più discusso del momento

Si può mangiare, anche al chiuso, senza mascherina ma fuori va indossata

Musumeci: “Per ora non abbiamo posto alcuna sanzione per chi gira senza mascherina, ma ho visto tante persone che girano senza e non escludo nei prossimi giorni di prevedere sanzioni”.
Eppure l’ordinanza firmata ed emanata appena ieri, all’art 23 dispone:
“Ferme le specifiche disposizioni sull’uso di dispositivi di protezione individuale e del distanziamento, è obbligatorio nei luoghi pubblici e aperti al pubblico l’utilizzo di mascherina o altro strumento di copertura di naso e bocca. Il dispositivo protettivo deve, comunque, essere sempre nella disponibilità del cittadino nella eventualità in cui ne sia
necessario l’utilizzo”.

Da mascherina a maschera il passo è breve

E’ possibile che dal 7 marzo ad oggi non ci sia stata un’ordinanza, un dpcm, un decreto legge, una ‘potenza di fuoco’, facilmente comprensibile anche per i non addetti ai lavori e soprattutto che non necessitasse di continui aggiustamenti e “faq” per le interpretazioni? Tutti circondati da esperti, task force, studiosi e gente preparata (dicono),  ma le cantonate prese dall’intera classe politica e dirigente, ormai non si contano più.
Sempre l’art 23 della stessa ordinanza, al successivo capoverso afferma: “Per coloro che svolgono attività motoria non è obbligatorio l’uso di mascherina o copertura durante l’attività fisica stessa, mantenendo il distanziamento di metri due, salvo l’obbligo di utilizzo alla fine dell’attività medesima.”
Verrebbe da dire, certo sennò “s’accupano”.
Quindi si va al ristorante, ovviamente senza mascherina, altrimenti come si fa a mangiare? Giustissimo. Però va portata sempre appresso non sia mai che ci sia una strada affollata. Nel mentre, il cittadino dove conserverà detto dispositivo di sicurezza? Magari il prossimo decreto o la prossima ordinanza  lo spiegheranno.

Il mondo della scienza, quello serio, si è espresso sui danni provocati dalle mascherine

All’aria aperta, l’uso della mascherina è dannosa oltre ad essere assolutamente inutile. Perché tanta insistenza sull’uso di questo dispositivo? Se poi si vuole entrare nel merito, circolano e vengono liberamente venduti come dispositivi di sicurezza dei “tovaglioli con gli elastici” che non proteggerebbero nemmeno da un banale raffreddore. Evidentemente in questo modo, governanti e governatori si sentono più tranquilli così. E’ solo forma, nessuna sostanza. Di mascherine veramente utili se ne vedono gran poche in giro, per non parlare dei riutilizzi dello stesso dispositivo. Quelle da 50 centesimi poi, una chimera trovarle e una presa in giro indossarle. Oltre a non costare davvero 50 centesimi – forse solo Conte conosce il rivenditore che pratica questi prezzi – sono letteralmente una barzelletta in fatto di protezione e soprattutto di limitazione dei contagi. Se le  dovesse indossare un ignaro positivo asintomatico, farebbe piazza pulita.

Torniamo in Sicilia

A Bergamo  già da ieri vanno in giro affollando le strade della città alta – pura follia – e Gori col medesimo tempismo della serie “Ruoppu c’arrubbaru a santa Rosalia ci misuru i grate”, ancora una volta urla e si sbraccia sempre in ritardo, appunto. Qui in Sicilia con numeri nettamente inferiori  si continua a parlare di mascherine e sanzioni. Chi dovrebbe ancora stare in fase 1, è già passato alla 3, saltando la due, mentre nell’isola da un lato ci si trastulla coi discorsi sull’opportunità e l’utilità della mascherina ma, a stretto giro, porti aperti a tutti. Anche, perdonate la crudezza, ai possibili nuovi untori. A quanto pare il terrore per le “nuove ondate” aveva una data di scadenza, coinciso – guarda caso – con l’avvio della stagione turistica.
La Sardegna, che di turismo sa qualcosa e avrebbe pure da insegnarla ai ‘colleghi isolani’ non fa nessun passo indietro: 14 giorni di quarantena per chiunque intenda trascorrere le ferie nell’isola. Punto.
Aprire l’isola alle altre regioni e poco dopo a tutti i cittadini membri dell’area Schengen, dove la sanità e la politica hanno agito in modi diversi – diversi approcci al distanziamento sociale, così come al lockdown – è un rischio enorme che la politica sta scaricando addosso ai singoli esercenti.

Affidati al buon senso

Delle due l’una: o gli italiani erano dotati di buon senso già prima del 7 marzo oppure non lo sono nemmeno dopo il 18 maggio.  O il lockdown è stato inutile o la riapertura sarà un passo falso. Sperare in un’epifania di un’intero popolo nel giro di 60 giorni è da ingenui, oppure la “potenza di fuoco” si è rivelata una ‘scacciacani’ e adesso non si sa come correre ai ripari. A giugno riapriranno anche le discoteche, luogo di aggregazione e socialità per eccellenza e che giocoforza cozza col distanziamento sociale.
Anche qui analogo quesito: o i gestori aprono i battenti ma non potranno coprire nemmeno i costi vivi perché per garantire il rispetto del distanziamento dovrebbero fare entrare meno della metà degli avventori che – pre covid – avrebbero potuto accogliere in sicurezza, oppure le regole andranno a farsi benedire.

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