Torna il lupo nel Salento, la natura offre un case study per la reintroduzione del mammifero nelle Madonie

Il lupo si riprende i suoi spazi e trova l’equilibrio in ambienti fortemente antropizzati 

Era tra le principali preoccupazioni per un’eventuale reintroduzione nelle Madonie

In tutto il Salento il lupo, dopo cento anni, è tornato a prendersi i suoi spazi e lo fa senza mettere in pericolo gli armenti e le greggi locali.
Nel tacco d’Italia il mammifero ha subito trovato (sovra)abbondanza di prede naturali: cinghiali e perlopiù suidi ibridati fra cinghiali e maiali domestici, proprio come nei monti siciliani, dove i suidi da troppi anni la fanno da padrone distruggendo colture e biodiversità.
Nelle province leccesi e brindisine il lupo appenninico ha fatto capolino attraverso i corridoi naturali della Murgia, complice anche il lockdown.

La pacifica convivenza con l’uomo

E’ qui che l’esperienza salentina diventa ancora più interessante per il dibattito su una reintroduzione del lupo nei monti siciliani: nel Salento il lupo è stato accolto favorevolmente e non ha trovato alcuna resistenza. Gli abitanti del luogo lasciano che i mammiferi agiscano indisturbati e fingono di non vederli. Interessante il caso di un produttore caseario del luogo: il titolare di una masseria alle porte di Lecce avrebbe registrato l’uccisione di alcuni capi di bestiame, ma non ha denunciato il caso, caricandosi sulle spalle il danno subito, senza colpevolizzare il lupo affamato.

L’impatto sulla fauna locale 

Innanzitutto una precisazione: il Salento, a differenza di Madonie e Nebrodi non ha aree boschive propriamente dette – eccetto il ‘bosco de le orte’ a Otranto – sono quasi tutti campi coltivati e piccole parti incolte dov’è presente la macchia mediterranea. L’habitat che il lupo potrebbe incontrare in sicilia è sicuramente molto più adatto a lui e soprattutto permetterebbe un maggior distanziamento fra lupo e uomo.
Il direttore dell’oasi naturale delle Cesine, Giuseppe De Matteis, offre un dato importante: il numero dei cinghiali o maiali selvatici sta bruscamente calando, evidentemente cacciati dal lupo.
Anche in tal senso il lupo in Sicilia avrebbe di che cibarsi, senza disturbare l’uomo e gli animali d’allevamento.

Il dibattito sulla reintroduzione del lupo in Sicilia

Arma per il contenimento di cinghiali e daini i o rischio per l’uomo e le sue proprietà? La caccia non basta.

In un articolo scritto da Andrea Di Piazza nel 2018 si fa chiarezza sulla reintroduzione, sui vantaggi e sui rischi, anche grazie all’intervento del Prof. Boitani.
La premessa in quell’articolo, è che le reintroduzioni mal gestite compiute nei decenni passati hanno determinato la proliferazione incontrollata di daini e cinghiali, che si registrava nel 2018 ma ancora di più nel 2020. L’assenza di un predatore naturale ha certamente una grande responsabilità e la sola attività venatoria non è affatto sufficiente, come scriveva Di Piazza “come dimostrato da un recente articolo scientifico apparso sulla rivista Pet Management Science e firmato da un team internazionale di studiosi, in cui si evidenzia come negli ultimi decenni (1982-2012) la popolazione di cinghiali in 18 paesi europei sia aumentata in maniera esponenziale, nonostante la pressione venatoria sia rimasta pressoché stabile e a dispetto delle tante metodologie di caccia messe in atto”.
I lupi – continua l’articolo – predando principalmente le classi giovanili, sono tra i principali fattori di mortalità di animali come i daini e i cinghiali, contribuendo a mantenere una struttura stabile nella popolazione e riducendo la dispersione degli individui.

Il parere di Boitani

Il Professore Ordinario di Ecologia Animale e Biologia della Conservazione e di Biologia e Conservazione della Fauna all’Università “La Sapienza” di Roma in quell’occasione aveva dichiarato: “È vero che il lupo ha sempre fatto parte della fauna siciliana – spiega Boitani – Ma se alla base non esiste un progetto concreto, a cui le amministrazioni e gli enti preposti garantiscano controllo e continuità, la sua reintroduzione è un fallimento. Il lupo è un animale estremamente adattabile. Indipendentemente dall’ambiente in cui si trova, la popolazione cresce rapidamente e si corre il rischio di trovare gli animali nei paesi, con gravi ripercussioni sociali. In questo senso bisognerebbe prevedere quindi una controllo numerico anche sulla popolazione dei lupi, ecco perché serve prima una seria progettazione”.

Successivamente l’articolo chiosava lamentando – giustamente – una penuria di informazioni circa le distribuzione dei lupi nei boschi siciliani: “ad oggi, non esistono studi specifici sui lupi della Sicilia del passato e le poche informazioni esistenti sono ricavate da estratti di giornale o di articoli apparsi (a fine Ottocento) sul Bollettino del Naturalista”.
Oggi invece questo problema può essere superato monitorando quanto sta accadendo in Salento, dove il lupo sta riprendendo i suoi spazi senza intralciare l’uomo.

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