Cefalù spiagge, Questura dispone controlli interforze: va in scena l’estate cefalutana

Previste sanzioni da 400 a 3 mila euro

Per il Sindaco Lapunzina responsabilità è la parola d’ordine: “è di fondamentale importanza richiamare i fruitori delle spiagge libere alla responsabilizzazione individuale nell’adozione di comportamenti rispettosi delle misure di profilassi sanitaria”. “Pertanto – continua Lapunzina – è imprescindibile assicurare il rispetto dei provvedimenti governativi per la prevenzione del contagio del Covid-19 e, in particolare, il distanziamento interpersonale di almeno un metro, la disposizione degli ombrelloni ad un metro di distanza tra loro e il divieto di assembramenti“.

Non è la prima volta che, per l’arenile cefaludese, si faccia ricorso a controlli interforze

Basti pensare ai famigerati falò di ferragosto, alla fiumana di gente che si riversa sul lungomare Giardina, rendendo la promenade cefaludese terra di nessuno per almeno 48h. Terra di nessuno e senza regole ma dove tutto, nei fatti è possibile. A poco sono valsi i richiami al buon senso, alla responsabilità e gli avvisi sia mezzo stampa che affissi in prossimità degli accessi all’arenile. Ogni estate va in scena la stessa pellicola: ‘turisti’ invisi alla cittadinanza perché considerati troppo cafoni: dal tizio senza maglietta alla gente che cammina in costume in altri quartieri. Ogni anno le lamentele e le segnalazioni sono sempre dello stesso tenore. Ogni anno Cefalù è inerme nei confronti di questa invasione. Caos nella viabilità, difficoltà a trovare parcheggio e ad accedere ed uscire dalla cittadina, camperisti allo sbaraglio e infine  risse e sporcizia fanno da cornice nella calda estate cefalutana.
Si può davvero fare qualcosa di concreto?

Le Forze dell’Ordine, di certo, non hanno mai lesinato sforzi

Posti di controllo, pattugliamento delle zone a rischio e prevenzione. Ogni lunedì estivo è un bollettino di guerra fra controlli, segnalazioni e arresti eseguiti dalle Forze dell’Ordine durante il precedente weekend.

Le idee e i consigli della cittadinanza per arginare il fenomeno ‘orde barbariche’ sono note

Ticket d’ingresso – quasi proibitivo così da fungere da deterrente; obbligo di lasciare le auto fuori dal centro abitato, creando ad hoc aree parcheggi ed un servizio navetta; maggiori addetti alla pulizia delle strade; maggior numero di Vigili Urbani e via dicendo.
Eppure queste idee che non avrebbero nulla di intrinsecamente sbagliato, stridono se non addirittura cozzano con gli interessi e le esigenze di un’altra e cospicua parte della cittadinanza. Basti pensare ai parcheggi siti dentro il centro abitato: dalla stazione al lungomare. Ai tanti bar che, malgrado tutto, vedrebbero diminuire i loro incassi per via di una ‘selezione all’ingresso’. Alla ristorazione e alla vita notturna che, contano sui flussi dai comuni viciniori e dal capoluogo. E’ un fatto: non tutti gli avventori gradirebbero di lasciare l’auto a km di distanza per poi ‘dipendere’ da una navetta. Non si tratta di disprezzo per le regole o riluttanza ad adeguarsi, potrebbe essere pura e semplice ‘comodità’. Preferire di parcheggiare (a pagamento) nel centro abitato e trovarsi a due passi dalla movida, è una scelta, è appunto una comodità che, evidentemente in tanti sono disposti a pagare. Probabilmente questo genere d’imposizione porterebbe tante persone a scegliere altre mete a scapito di Cefalù.

Su pulizia e controlli del territorio, pianificati dall’amministrazione, si apre indubbiamente un altro capitolo

Che Lapunzina non sia Re Mida e di conseguenza le casse comunali nonostante gli sforzi per il risanamento, non possano essere rigonfie di denaro, è fatto noto. E’ evidente che per assumere personale – Polizia Municipale – occorre denaro e una robustezza finanziaria che il Comune probabilmente non ha. Stessa cosa vale per l’eventuale richiesta di aumento di ore, numeri e mezzi alla società che si occupa della nettezza urbana. Ogni cosa ha un costo.
O si batte cassa o si tira la cinghia, e in tempi di covid è un po’ come essere fra incudine e martello.
Senza l’intervento dello Stato, quello della gestione del territorio, resterà assieme a tanti altri, un problema con cui convivere. L’Ente deve far fronte alle esigenze emerse a causa della pandemia: rinunciare  o postergare  parte dei propri incassi, aiutare economicamente chi è più svantaggiato, trovare una sintesi fra chi grida a gran voce – e giustamente – di poter tornare a lavorare e chi invece vuole e pretende sicurezza, in primis sanitaria.
Gli aiuti regionali – leggasi fondi perequativi – a meno di colpi di scena, sono stati e saranno solo una mancetta.
Chi è in Regione probabilmente è già proiettato alla prossima campagna elettorale oppure teme rimpasti di giunta e punta ad azioni che massimizzino la loro visibilità.
Si potrebbe parlare di sprechi – arredo urbano et similia – ma per converso si dovrebbe e potrebbe parlare di chi, in pompa magna, si è affrettato a destinare denaro (di tutt’altro ordine di grandezza) per risolvere un problema che investe solo una parte (minoritaria) della cittadinanza.
Chi fa sbaglia, chi non fa non sbaglia mai: quindi ben vengano tutti gli aiuti e gli interventi. Si spera che quest’anno, si possa trovare una maggiore sinergia nei tavoli tecnici con la Questura, il Prefetto e le Forze di Polizia, per la gestione del territorio e non rivedere le stesse scene e che in Regione si passi più alle vie di fatto, i proclami hanno fatto il loro tempo, adesso urgono bonifici, e anche sostanziosi.

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