Lapunzina fa ricorso al Tar ma l’opposizione…

Consiglio Comunale
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Il Sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina, non molla e decide di provarle tutte per evitare il dissesto. Il ricorso al Tar, che era stato annunciato dal Primo Cittadino nei giorni scorsi, verrà portato avanti al fine di “chiedere l’annullamento, previa sospensiva, dell’atto con cui, ignorando la delibera adottata dal Consiglio il 15 dicembre scorso, viene richiesto al Prefetto di intimare al Consiglio l’adozione della delibera del dissesto”. L’atto a cui faceva riferimento Lapunzina è, nel frattempo, arrivato ed ha reso la “corsa contro il tempo” ancora più frenetica.

A questo punto, per prima cosa, il Tribunale amministrativo regionale dovrebbe sospendere, per poi nella migliore delle ipotesi annullare, la notifica del Prefetto arrivata nel corso della giornata di ieri. Quel documento, infatti, concede 20 giorni di tempo ai Consiglieri Comunali per dichiarare il dissesto. Sarà, altrimenti, un commissario ad acta a farlo e, in questa ipotesi, il Consiglio Comunale verrebbe sciolto. 

Di parere diverso sembrano essere i Consiglieri Comunali d’opposizione che, sempre ieri, hanno chiesto ufficialmente la convocazione di una seduta consiliare al fine di dichiarare lo stato di dissesto sia per dare seguito a “quanto stabilito dalla Sezione di Controllo per la Regione Siciliana della Corte dei Conti con la Deliberazione n° 01/2013/PRSP”, sia, evidentemente, per evitare del tutto l’ipotesi di scioglimento del Consiglio ed aggravare la situazione.

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Su tale atteggiamento Lapunzina ha così commentato: “La richiesta dei Consiglieri di minoranza, di abbreviare i tempi per giungere a detta deliberazione, proprio non la capisco, neanche rispetto alla condivisa necessità di evitare lo scioglimento del Consiglio, cui si giungerebbe, è bene precisarlo, solo trascorso infruttuosamente il termine posto nella diffida del Prefetto. Non vi è, da parte mia, alcuna volontà di nuocere alla funzionalità dell’Organo consiliare, ma credo non possa essere negata alla Città la possibilità di ottenere ciò che altre città, anche in peggiore condizione della nostra, hanno ottenuto”.

Su quale presupposto si basa il ricorso al Tar da parte della Giunta? Alla base sembrano esserci “le particolari coincidenze temporali che hanno segnato l’iter dinanzi alla Corte dei Conti”. Come aggiunge Lapunzina: “E’ del 28 novembre 2012 la deliberazione, da parte del Consiglio Comunale, delle “misure correttive”, per il successivo inoltro alla Corte, nel termine ultimo del 05 dicembre, posto dai Giudici della Sezione Regionale. Sia alla data della delibera, così come a quella dell’inoltro, era inibito al Comune di Cefalù l’accesso alla procedura di riequilibrio decennale, introdotta dal D.L. 174 del 10 ottobre 2012 (cd. “salva comuni”). Solo in data 07 dicembre , la Legge di conversione modificava, in senso più ampio, i termini di applicabilità della norma.

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In seguito a ciò (e solo in seguito a ciò), sarebbe stato verosimilmente possibile che il Consiglio deliberasse l’adesione al “salva comuni”, ancor prima dell’udienza in cui, il 13 dicembre, i Giudici della Corte fossero chiamati ad esprimersi sull’adeguatezza delle misure correttive varate il 28 novembre. Ciò avrebbe valso l’approdo ad un piano di rientro decennale, non esente da aggravio per la cittadinanza, in luogo di quello triennale, sottoposto alla valutazione dei Giudici”.

A complicare una situazione già intricata si aggiungono gli scontri tra Lapunzina ed alcune componenti della maggioranza che si sono pubblicamente dette contrarie alla volontà del Sindaco di presentare ricorso al Tar. Quella di Lapunzina viene da loro ritenuta una lotta che arrecherebbe ulteriori danni alla città.

 

Insomma, la trama della vicenda non ha nulla da invidiare ad un “giallo” ben costruito. Restano, non essendo ancora arrivati alla pagina finale del libro, molti interrogativi aperti: la probabile vittima (Cefalù) riuscirà a salvarsi dal dissesto? Ma soprattutto, ed è questa la domanda a cui i cefaludesi vorrebbero avere una risposta, chi è l’assassino?

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