Obama, “shutdown” e furbo catastrofismo

Da qualche giorno, i giornali di mezzo mondo sono concentrati sullo shutdowndegli Stati Uniti. Sull’argomento non si sprecano né toni apocalittici né argomenti che farebbero invidia alla neolingua orwelliana, con un vero e tea-partyproprio ribaltamento della realtà e analisi viziate da visioni partigiane. Partiamo dai fatti: l’anno fiscale americano si conclude il 30 settembre, ed entro quella data va approvato il bilancio per l’anno successivo. (Il concetto di bilancio provvisorio, tanto comune ai nostri governanti, è fortunatamente estraneo alla cultura americana.) In caso contrario, è obbligatorio che vengano congelate alcune voci del bilancio pubblico.

In questi mesi, il dibattito intorno al bilancio americano è stato durissimo: mentre l’amministrazione Obama sembra incapace d’evitare che il disavanzo federale continui a crescere a livelli insostenibili, parte dell’opposizione repubblicana – in particolare quella legata al Tea Party e piú attenta ai temi fiscali – ha spinto affinché venisse almeno rinviata d’un anno l’entrata in vigore dell’«Obamacare».

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