Emergenza idrica: Basta con le accuse si passi alle soluzioni

acquaLa città è in ginocchio, i cittadini sono esasperati, la crisi idrica, che per diversi mesi ha afflitto Cefalù, è in questi giorni diventata emergenza e nessuno riesce a fronteggiare la situazione. La condotta che porta l’acqua dalla sorgente Favara di Collesano non è ancora stata riparata nonostante le rassicurazioni del sindaco di Cefalù che più di due settimane fa aveva assicurato ai cittadini un tempestivo e rapido ripristino.

Sempre lo stesso Lapunzina scarica le responsabilità dell’emergenza su chi gestisce il potabilizzatore che tratta l’acqua proveniente dalla sorgente di Presidiana anche se l’azienda Sorgenti Presidiana immette in rete una quantità d’acqua trattata superiore al massimo contrattuale, fissato in 8500 metri cubi al giorno. Tra uno scarica barile e l’altro c’è una parte della città con i rubinetti a secco e l’ospedale a rischio evacuazione che viene rifornito in modo precario con le autobotti della protezione civile.

E’ lecito chiedersi di chi siano le responsabilità di una situazione che rischia ormai il collasso. Chi è responsabile della salute pubblica rimbalzando le colpe sugli altri o ricorrendo soluzioni dettate soltanto dall’impegno personale, piuttosto che grazie all’ausilio di professionisti competenti, non può far altro che peggiorare le cose. Se, infatti, quelle che dal sindaco vengono definite “perdite occulte” si attestassero realmente nel 50% della fornitura d’acqua, le infiltrazioni nel terreno rischierebbero di creare danni non indifferenti, dei quali invece fortunatamente non vi è traccia. La parte residua che non si disperde lungo la rete, operando opportune turnazioni, potrebbe se non risolvere del tutto la situazione almeno tamponarla.

Invece ci si ostina a cercare negli spettri del passato colpe che a nulla servono se non a far scaldare gli animi dei cittadini che, pur avendo pagato salate bollette, non vedono uscire acqua dai propri rubinetti. Basta con le scuse, adesso occorre trovare soluzioni definitive. I proclami non servono. Cefalù, da capitale turistica quale era, sta scivolando verso un inesorabile declino che rischia di trasformare la città in borgo sì, ma da terzo mondo.

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