Operazione “Grande Passo”. In cinque fermati a Corleone

I Carabinieri della Compagnia di Corleone hanno sviluppato una complessa ed articolata attività di indagine coordinata dalla DDA di Palermo – sotto la direzione del Procuratore dott. Leonardo Agueci e del Procuratore Aggiunto Vittorio Teresi, supportati dai Sostituti P.M. che si occupano dell’area orientale della provincia di Palermo – e condotta sulla famiglia mafiosa di Palazzo Adriano, operativa nell’ambito del mandamento di Corleone, a seguito della quale nella mattinata odierna sono state arrestate 5 persone tra boss e gregari (nomi in allegato), indagati oltre che per associazione mafiosa anche – a vario titolo – per estorsione, danneggiamento, turbata libertà degli incanti e furto, reati aggravati dall’essere stati commessi con l’aggravante del metodo mafioso.

L’indagine prende le mosse da un denuncia di un funzionario di un ente locale vittima di un episodio estorsivo da parte della consorteria mafiosa. Il successivo approfondimento investigativo sulla vicenda ha permesso di evidenziare l’esistenza di una vera e propria organizzazione criminale, dedita prevalentemente alla commissione di reati estorsivi con il tipico metodo mafioso, e di individuare con esattezza ruoli e funzioni dei suoi appartenenti.

Le indagini, sviluppate negli ultimi due anni attraverso attività tecniche e servizi di osservazione e pedinamento, hanno  permesso di ricostruire l’intero assetto della famiglia mafiosa di Palazzo Adriano, nonché il suo completo inserimento all’interno del mandamento mafioso di Corleone, permettendo di individuare anche il relativo supervisore.

Quella che è emersa dalle indagini è la fotografia di una mafia organizzata ed ancorata alle vecchie regole formali e gerarchiche di cosa nostra, anche se incentrata su un’economia pastorale ed agricola, i cui maggiori valori rimangono la terra e il “rispetto” della comunità ove opera e il cui principale mezzo di sostentamento è rappresentato dal provento delle estorsioni: si aggrediscono prevalentemente i flussi pubblici di denaro, limitando l’intervento sulle attività economiche di privati.

Molto forte si è, quindi, dimostrata l’influenza della famiglia sulla gestione della cosa pubblica del Comune di Palazzo Adriano e il suo interesse per tutti gli appalti.

Quanto alla location ove i fatti in narrazione sono ambientati, è da sottolineare come Palazzo Adriano sia stato agli onori della cronaca anche qualche anno fa, quando è stato indicato come luogo ove realizzare un sicuro nascondiglio prima di Bernardo Provenzano e poi di Giuseppe FALSONE[5], boss agrigentino tratto in arresto a Marsiglia in data 25 giugno 2010.

Nelle ferree logiche mafiose, l’essere stato più volte scelto come luogo di latitanza di un boss è un segnale inequivocabile di come una terra possieda intrinsecamente tutte quelle caratteristiche che permettono di ridurre al minimo i rischi che una latitanza stessa comporta.

Come inequivocabile è l’affidabilità e la forza dimostrate dalla famiglia reggente in quel territorio: testimonianza, quindi, che proprio la cosca mafiosa di Palazzo Adriano, nel corso degli anni, ha “storicamente” mantenuto la sua vicinanza dottrinale, ancor più che geografica, a Corleone.

Ecco l’elenco delle persone fermate:

– MASARACCHIA Pietro Paolo, nato a Palazzo Adriano il 15.03.1950, ivi residente in via XX settembre 120;

– PARRINO Nicola, nato a Palazzo Adriano il 15.12.1953, ivi residente in Contrada dietro fano SNC

– D’Ugo Franco nato a Palazzo Adriano il 27.11.1965, ivi residente in via Lavatoio 8;

– D’UGO Pasqualino nato a Palazzo Adriano il 20.05.1961, di fatto domiciliato a Palazzo Adriano contrada Aicella SNC

– DI MARCO ANTONINO, NATO A CORLEONE (PA) IL 29.09.1956, IVI RESIDENTE A CORLEONE (PA), DIPENDENTE COMUNALE;

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