Giovani e scelte di coraggio, le controtendenze di Pietro e Giovanni

È il tempo delle impietose analisi suggerite dai numeri sul tema disoccupazione giovanile. Mentre decine di migliaia di giovani fanno i bagagli e lasciano la Sicilia per rincorrere la necessità delle prime doverose esperienze lavorative, la politica fatica a incentrare un vero dibattito sulla questione, di cui ci vengono restituiti unicamente bollettini ISTAT e vacui slogan. Un progetto vero non c’è ancora e la problematica attraversa trasversalmente gli ambiti della formazione, dell’imprenditoria e della rovinosa macchina burocratica.

 

Nella nostra realtà di provincia troviamo per lo più conferma dei dati: il turismo non è quel volano che si attenderebbe da una località ricca di potenziale quale siamo, il lavoro stagionale non basta e la piaga degli under 35 non occupati e che non studiano è una questione che preme insistentemente sulle famiglie, sulle comunità, sui giovani soprattutto che sono alle prese con una vera e propria crisi esistenziale, costretti come sono a sradicarsi o accontentarsi o attendere pazientemente un telefono che non squilla dopo l’ennesimo curriculum inviato.

 

Eppure, alcune meteore attraversano il cielo cupo, che non consente la visuale. È obbligatorio altrettanto fare luce su alcune esperienze che si pongono in controtendenza e pertanto, risultano coraggiose. A completare la disamina sociale infatti, andrebbe aggiunta anche una constatazione brutale quanto necessaria: troppo spesso i giovani sono colpevoli di immobilismo e disinteresse rispetto a un progetto di vita che richiede lo sforzo dell’iniziativa personale.

 

Quali idee? Quali eccitazioni possono scuotere al punto da divenire forza motrice e realizzazione lavorativa? Giovanni Caraccioli, classe 1991, e la sua passione per i cavalli, un mestiere lo hanno riscoperto: ha iniziato a ferrare i quadrupedi da giovanissimo, poi ha scelto di investire su sé stesso e sulla propria formazione. Per farlo si è recato per un anno presso la scuola militare di Maniscalcia di Grosseto, una delle più rinomate a livello nazionale. È maniscalco dal 2015 e, dopo aver aperto una partita IVA, è tra i pochi nel territorio delle Madonie in grado di svolgere il delicato e complesso mestiere artigianale della ferratura. “L’esperienza della scuola di maniscalcia si è rivelata un’ottima scelta – racconta- sono molto soddisfatto anche del mio lavoro ma non è semplice: le soddisfazioni personali sono importanti ma se devo fare un bilancio non posso non sottolineare le innumerevoli difficoltà rispetto per esempio alla pressione fiscale a cui sono sottoposto”.

 

Pietro Giambelluca, classe 1992, dal 2015 è parrucchiere e barbiere. Ha frequentato per due anni un’apposita scuola a Palermo con l’obiettivo da sempre di aprire un salone a Finale. L’investimento più grande è stato sistemare il locale. “All’inizio avevo paura, la più grande era il timore di non saper gestire le persone. Per non parlare dell’aspetto economico: ho dovuto cimentarmi in pratiche e bilanci. Tuttavia, ho sempre creduto che ne valesse la pena”. Adesso ha una vasta clientela e in tanti vengono da fuori paese per un taglio: “Questo è motivo di orgoglio – e conclude con un auspicio – Bisogna cercare di alzare lo standard di questo posto, è nostro compito investire su noi stessi principalmente e, se possibile, sul nostro paese”.

 

Sofia D’Arrigo

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