Finanziaria per un soffio

L’Assemblea regionale siciliana ha varato all’alba la Finanziaria, al termine di una seduta fiume durata tutta la notte. La legge di stabilità è stata approvata con 34 voti a favore e 28 contrari, dopo avere raggiunto una intesa su un maxi emendamento relativo alla copertura dei tagli.

La Sicilia trattiene circa 191 milioni di euro nel 2019 e circa 281 milioni nel 2020 di fondi relativi a tassazione che spetterebbe allo stato. Lo fa per evitare le lacrime e sangue dei tagli contestati. Sono soldi necessari a ripianare la prima parte (circa 544 milioni) del disavanzo da 2 miliardi e 243 milioni sancito per sentenza della Corte dei Conti e relativo agli anni 2015/2017. La restante parte è già stata spalmata in 30 anni mentre questa doveva essere pagata subito. senza autorizzazione la Sicilia spalma anche queste somme e spera nel buonsenso di Roma.

Ieri il presidente della Regione Nello Musumeci aveva convocato una seduta straordinaria di giunta in seguito alla bocciatura in aula, a causa di franchi tiratori tra le fila della maggioranza, proprio della norma che spalmava un disavanzo di 544 milioni nel triennio come da legge anziché in 30 anni. Era circolata anche l’ipotesi dimissioni naturalmente inconsistente anche se una minaccia è arrivata per il dopo finanziaria.

Plaude l’assessore all’economia “Approvati dall’Ars la legge di bilancio e la legge di stabilità 2019-2021, dopo un solo mese di esercizio provvisorio, non accadeva da 15 anni. E’ stata una lunga e controversa maratona d’Aula, ma ci siamo riusciti”. scrive in un post su Facebook l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, dopo il via libera dato all’alba alla manovra Finanziaria.

“Una manovra pessima e senza prospettive, frutto di artifici contabili più che di vere risorse e con tante norme ad alto rischio impugnativa” sostengono i 5 stelle che per questo motivo hanno votato no a una Finanziaria di cui non ha condiviso quasi nulla.
“Questo governo irresponsabile – ha detto il capogruppo Francesco Cappello – appende i destini di migliaia di lavoratori alle decisioni di Roma, ma non provi a scaricare sull’esecutivo nazionale le proprie colpe e inettitudini. Con senso di responsabilità siamo rimasti in aula, condividendo alcune norme e provando a rendere meno peggiore il testo con alcuni emendamenti, ma l’impianto era veramente pessimo”.

“Musumeci ancora una volta – conclude Cappello – sì è dimostrato incapace di cercare strade, ma sarà abilissimo a trovare scuse. Peccato per lui che i siciliani, con l’acqua alla gola, ormai non gli credano più”.

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