Cefalù Coronavirus, troppi attori e poche soluzioni definitive: dubbi e incertezze la fanno da padrone

Cefalù, sabato 4 aprile –

La questione covid hospital, in versione ibrida, al Giglio di Cefalù tiene ancora banco. Proviamo a fare un po’ di ordine

Mercoledì è stato presentato il piano regionale per l’emergenza covid dall’Ass. regionale Ruggero Razza, di fronte ai vertici dell’azienda ospedaliera, l’On Toto Cordaro e il Sindaco Lapunzina. Il documento, portava la stessa data in cui è stato presentato, le striscianti voci su informazioni già note ma non diffuse, a questo punto dovrebbero essere destituite da ogni fondamento. Questo varrebbe ovunque ma non a Cefalù, dove in determinate frange della popolazione, la ‘controinformazione’ ed il pettegolezzo 2.0 sono più credibili di date e documenti.

Il giorno successivo, a mezzo diretta Facebook, l’On. Cordaro, incalzato anche dalle colonne di questo giornale, ha risposto citando l’interrogativo che qui ci si era un po’ provocatoriamente posti: “Perché per un ospedale che dovrebbe intervenire soltanto in ‘terza istanza’ si è scomodato il vice presidente della regione siciliana On. Cordaro?

La risposta di Cordaro è stata cristallina. A sua detta, e non vi è motivo per dubitarne, il primo cittadino di Cefalù, sovente, avrebbe chiesto il suo aiuto per risolvere problemi che avrebbero potuto funestare la città del Tirreno. Non ultimo – ha precisato l’Onorevole – per la questione Caserma Botta da adibire a centro covid.
Problema che, effettivamente fu risolto a stretto giro. Ad onor di cronaca, l’Onorevole non avrebbe mai ricevuto i ringraziamenti dovuti.

Parte della domanda, però, resta comunque inevasa: non si capisce per quale ragione se non di carattere affettivo – l’avvocato è cefaludese d’adozione avendo sposato una dottoressa di Cefalù – un legale seppur con un ottimo curriculum vitae ac studiorum, e una brillante carriera politica ma ‘asciutto’ in materia di medicina e sanità, sia stato chiamato in causa. Durante la diretta – l’Onorevole – ha garantito che le ispezioni sono andate bene, che il piano sanitario prevede il nosocomio cefaludese solo come struttura di terza istanza e solo in caso di picco ma soprattutto che “Il Giglio non farà diventare Cefalù zona rossa, casomai, se Cefalù sarà diventata zona rossa allora il Giglio farebbe la sua parte“. Toni e affermazioni senz’altro rassicuranti. Un po’ meno- giustamente -sul fronte prettamente tecnico-sanitario in ordine alla sicurezza dei malati non covid presso la struttura di Pietrapollastra, su quel punto, l’avvocato, non si è sentito di ‘mettere la mano sul fuoco’.
A scanso d’equivoci va precisato che la comunità cefaludese e madonita senz’altro sarà riconoscente, prima di tutto alla persona Toto Cordaro, per essersi fatto carico delle nostre preoccupazioni, per l’aiuto e l’impegno profusi.

Nel frattempo, sempre in streaming, si teneva una riunione tra i sindaci del distretto e il board della fondazione

Durante la riunione fra sindaci e board dell’ospedale, la situazione è, per certi versi, nuovamente precipitata. Attraverso una nota diffusa dal sindaco di Cefalù, abbiamo avuto modo di apprendere che:
Il Presidente Albano avrebbe testualmente affermato che “la nostra produttività- del Giglio ndr – è calata dell’ottanta per cento, sia ambulatoriale che di ricovero. Abbiamo un venti per cento residuo, che proprio non se ne può fare a meno. Li teniamo, perché non abbiamo alcun paziente COVID. Ma, come entrerà un paziente COVID qui … questo Ospedale sarà costretto dalle circostanze a diventare COVID“. A riportarlo è il primo cittadino di Cefalù a mezzo di un suo comunicato stampa.

Salta nuovamente il banco e le rassicurazioni appena ricevute vengono, giocoforza, rimesse in discussione

A quel punto infatti, la posizione assunta da Albano,e dunque dal Giglio, non è condivisa da Lapunzina e pare siano dello stesso avviso i suoi omologhi dei comuni viciniori.

sindaco di cefalù Lapunzina“L’Ospedale di Cefalù – afferma Lapunzina – lo ribadiamo anche alla luce di qualche documentazione che ci è stata mostrata, non è in linea con gli standard stabiliti dal Ministero della Salute, in cui non è previsto l’impiego di strutture in forma promiscua, perché è impossibile isolare le aree COVID dalle altre“.

“La nostra richiesta è che il Giglio – conclude Lapunzina –impieghi il proprio personale ed il proprio know-how presso altra struttura conforme alle prescrizioni ministeriali, salvaguardando così la salute degli altri pazienti, del personale e di tutta la popolazione cittadina”.

In questi giorni è tutto un rincorrersi di numeri, dati, proiezioni, picchi e il cittadino fatica a comprendere quali rischi potrebbe effettivamente correre.

Interviene anche Sua Eccellenza Reverendissima il Vescovo Marciante: “Chiediamo la massima sicurezza ma non chiudiamo il nostro cuore al prossimo”

Ho seguito la vicenda da vicino – dichiara il Vescovo. La petizione ha fatto subito il suo ingresso e il suo “girotondo” nel mondo della rete. L’ho letta anch’io come tantissimi cittadini, come tanti cristiani. Come Vescovo di questa Chiesa. Certamente sono consapevole che la promiscuità della destinazione d’uso, associata a quella del personale sanitario, possono risultare altamente pericolose per la pubblica incolumità, per il personale sanitario, l’utenza e l’intero territorio. Alle Autorità competenti viene fatta richiesta di scongiurare quella che potrebbe trasformarsi in una vera e propria tragedia, che potrebbe contribuire, in questo periodo di particolare emergenza, al collasso dell’intero sistema regionale sanitario.

Con le parole del Vescovo Marciante, e la Pasqua sempre più vicina, rinnoviamo la nostra Speranza che tutto possa andare per il meglio, che determinati scenari di picco non tocchino la nostra isola e la nostra Cefalù.

Davide Bellavia

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